venerdì, febbraio 16, 2007

Milano

Ieri dopo un caffè con un amico (un po' provato) mi sono incamminata sola per la città.


Prima tappa la mostra consigliata da raretracce allo spazio forma su Henri Cartier-Bresson. Mostra davvero interessante e in uno spazio semplice ma ben definito di cui posso solo contestare un'illuminazione fastidiosa che dava eccessivi riflessi sui vetri delle foto. Comunque non ho potuto non fare il confronto con la mostra di Newton che era stata fatta con sfarzo a Palazzo Reale. Newton usava i corpi come mezzo su cui la luce rifletteva, infatti usava il mare e i copri di donne meravigliose con la stessa paretcipazione. Cartier-Bresson invece coglie momenti, attimi e scena che racconatno sempre qualcosa, che siano le ultime ore di ghandi o dei bambini che giocano nelle macerie a Siviglia, c'è un occhio attento all'uomo, al momento, alle espressioni che fanno la differenza.

Uscita dallo spazio forma ho camminato naso all'insù fino alle colonne di San Lorenzo, poi sono entrata nella chiesa, mi sono fatta dei giretti dentro, mi sono seduta e poco dopo ho capito di essere seduta vicino a dei bimbi in fila per la confessione. Avranno avuto 8 anni, ed erano tutti belli pronti a confessare le loro piccole malefatte con un po' di ansia e mi sono ricordata coem era per me. Non ho mai avuto un buon rapporto con i preti e con la chiesa in generale e il momento della confessione era per me una cosa da fare, con fastidio e un po' di ansia. Sapevo perfettamente cosa mi avrebbe detto l'omino vestito di nero e come lo avrebbe detto... e ammetto che da grande mi sarebbe piaciuto trovare un prete con cui conversare del mio non credere. Di come però l'educazione è impostato su una religione a cuinon credo, ma a cui sento in un qualche modo di appartenere e di come questa ci condiziona nel giudizio e nel vivere.

Vabbè solite elugubrazioni, uscita, camminata per le vie del centro con chiamata in ufficio per quattro chiacchiere con le fanciulle, arrivo davanti san Satiro, provo a entrare, ma c'è la messa, così delicatamente me la defilo, compro pappamondo da un senegalese, e dopo un giretto per negozi dove la roba era disgustosa sono tornatab a casa. Cotta e ricotta. Gli occhi reggono poco e alle dieci sono crollata.

però Milano ha un fascino tutto suo. Poi quando ci sonogiornata come qeulla di ieri con una temperatura primaverile e il sole, l'aria decentemente pulita... vabbè vado per altri giri

7 commenti:

Anonimo ha detto...

sarò un pochino antipatico, forse... ma si dice eluCubrazioni... comunque anche io non ho un buon ricordo della confessione. spesso dovevo inventarmi dei presunti peccati, perché ero un bambino alquanto tranquillo.

Ester. Donna, mamma e molto altro ha detto...

oddio è mesi che faccio un errore assurdo

grazie antipatico!

Anonimo ha detto...

E' più bello il termine "elugubrazioni" perchè l'hai inventato tu e ora fa parte del tuo blog personale...
per cui...

...mi dispiace antipatico, ma io non lo trovo un errore!!

(un po' di sana polemica)

Ester. Donna, mamma e molto altro ha detto...

grazie Rotter,

in realtà non mi perdonerò mai questo errore....

ne sono rimasta colpita nell'orgoglio, un po' come, da piccola ho scoperto che non si diceva
"coRtello" ma coltello...

Anonimo ha detto...

minghia anche io sono rimasto sconvolto da bambino per una cosa del genere.. tipo quando ho scoperto che è arbitro e non albitro...mi fa piacere ti sia piaciuta la mostra.. io ci sono andato di mattina e il rilfesso non c'era.. saluti!!

Anonimo ha detto...

non volevo poi essere antipatico... ho anche pensato che forse lo scriveva apposta così, però è giusto sapere, anche perché la lingua italiana riserva sempre delle sorprese, non la si conosce mai del tutto!

Ester. Donna, mamma e molto altro ha detto...

x raretracce: ovviamente dicevo anch'io albitro!

X antipatico: grazie per la fiducia sulla creatività lessicale, spero di rileggerti qua, oramai hai un nome da difendere!