venerdì, gennaio 22, 2010

Julie&Julia


Julia Child si traferisce nel 1949 a Parigi seguendo il marito ambasciatore americano e lì, ammaliata dalla cucina francese e infastidita dalla noia inizia un corso di cucina francese che la porterà ad essere un'ottima cuoca e poi, dopo varie e vicissitudini, anche co-autrice di un libro di ricette di incredibile successo.
Julie Powell, nel 2002, usa la cucina come sfogo da una vita che non la rende del tutto felice. Lavoro in un loculo in raccoglie le richieste di di risarcimento delle famiglie colpite dalla tragedia dell'11 settembre e, nonostante all'università fosse la più promettente fra le sue compagne non ha mai finito di scrivere il suo primo romanzo. Ha però un delizioso marito che la spinge a scrivere utilizzando la sua passione per la cucina e soprattutto per le ricette di Julia Child per cui Julie ha un vera venerazione.
La ragazza inizia così un blog in cui in un anno deve sperimentare un tot di ricette tratte dal libro della sua eroina. La cucina ed il blog iniziano a diventare il centro della sua vita, il luogo in cui rifugiarsi nel cercare una sua nuova dimensione ed in cui avvicinarsi sempre più alla vita della Child e attraverso cui riesce anche ad avere un enorme successo.
Nel film le due vite vengono raccontate in parallelo in una maniera deliziosa, permettendoci di amare entrambre le protagoniste accompagnate dai rispettivi mariti in un'avventura votata alla felicità.
La Streep è meravigliosa nei panni di questo donnone sopra le righe che avvolge le persone che ha intorno con travolgente solarità e amore, mentre la Adams è coinvolgente nel farci sentire parte di questo mondo in cui noi donne ci sentiamo quasi in dovere di essere in grado di essere tutto: in carriera, moglie, amante e donna di casa perfetta.
C'è poi Stanley Tucci che torna a lavorare con la Streep dopo il diavolo veste prada nei panni, questa volta, nel piccolo e dolce e meraviglioso marito della Child. Un attore in grado di incantare ed essere incredibilmente bravo in qualsiasi ruolo sia stato impegnato. Con la capacità di rendersi personaggio di un attore caratterista, ma senza interpretare mai lo stesso ruolo riesce ad essere fantastico sia che faccia il cattivo (come in The terminal) che l'omosessuale collaboratore della Streep o il marito di quest'ultima in questo film.

l'oscura immensità della morte - Massimo Carlotto


Una storia raccontata a due voci, quella di Silvano a cui durante una rapina hanno ucciso moglie e figlio e Raffaello, il rapinatore che ha distrutto le loro vite.
Passati 15 anni da quel tragico e terribile momento i due narratori sono entrambi annientati dal dolore, uno non è riuscito a riprendersi la vita che gli è stat tolta insieme a quella della sua famiglia e ha bisogno di vendetta. L'altro è in carcere malato di cancro e di sensi di colpa. A risvegliare la rabbia di Silvano ci pensa una lettera in cui si chiede di dare il consenso alla grazia per Raffaello che così potrebbe curarsi da uomo libero.
Le due voci raccontano la loro vita e il modo in cui immaginano quella dell'altro che si è incrociato solo in un aula di tribunale o attraverso le parole di giornalisti invadenti e privi di rispetto che vogliono solo scavare in un dolore che è muto, che non riesce a uscire, non riesce ad esplodere se non al momento di consumare, fredda, una vendetta di una violenza inaudita e cruenta.
Dopo arrivederci amore ciao non mi stupisco della violenza di cui è in grado di parlare Carlotto, ma in questo romanzo non c'è solo una crudeltà cieca, c'è dolore e c'è l'incapacità di vivere liberi dai fantasmi dell'amore e della felicità che ha toccato Silvano e che lo ha abbandonato portandosi via la sua capacità di essere uomo.

martedì, gennaio 12, 2010

Asterix e le 12 fatiche: la Casa che rende folli(VIII)

Come mai pubblico questo (lungo) video?

Semplice, per la mia pratica di maternità, l'INPS, mi ha chiesto il certificato della mia ginecologa validato da una struttura del servizio sanitario nazionale.

Nulla di strano penso io e così mi faccio fare dalla mia dottoressa un bel certificato che, mi dice lei, dovrò far timbrare in ospedale o all'ASL.

Semplice formalità mi dico... ed invece...

All'ospedale mi dicono che non sanno bene, forse dovrei fare una visita, e mi dicono di chiedere al CUP.

Al CUP, una donna con un espressione ebetissima mi dice che non ne sa nulla, di chiedere all'ASL.

All'ASL mi danno il numero di un consultorio familiare. Chiamo e la signora che risponde mi dice che loro non possono farlo in quanto non sono assistita da loro. Io un po' infastidita chiedo quindi come fare per avere un timbro su un certificato esistente e facendo conto che sono incinta di 7 mesi... risposta: credo che debba fare un visita per accertare la sua gravidanza...

Un po' perplessa mi tocco la panzona e con determinazione mi dirigo verso un'altra ASL per chiarire una volta per tutte come devo fare.

All'ASL mi infilo nel consultorio familiare e nuovamente, ma stavolta con certezza, mi viene detto che devo fare una visita presso l'ospedale che appurerà così il mio reale stato di gravidanza e la signora aggiunge: sa noi potremmo andare avanti sulla fiducia, ma non essendo lei nostra paziente non possiamo garantire...

Mi ritocco istintivamente la pancia, spero tanto che il bambino non senta le idiozie della burocrazia italiana, e così, come da indicazioni, mi ridirigo nuovamente al CUP.

Altra signorina con un espressione davvero vaqua, quando le spiego il mio problema mi dice che allora mi fisserà un appuntamento in ospedale, certo non si può fare prima del 13 di gennaio. Inutile spiegare che avrei dovuto presentare la pratica entro il 10 ed inutile cercare nel suo sguardo un barlume di empatia o anche solo uno spiraglio di vita, così accetto la visita del 13 gennaio che confermerà che la panza che mi è cresciuta non è il risultato prolungato dell'Oktoberfest e i movimenti che mi sballanzolano il ventre non è un meteorismo eccessivo, ma bensì un bambino. Mi immagino un signore che felicemente difronte all'ecografia di un pupo che oramai peserà un paio di chili mi dirà: signora lei è in dolce attesa!

Vabbè, insomma il tutto si è risolto in circa 4/5 ore, che sarà mai!

Forse è per questo che ho postato questo video...

venerdì, gennaio 08, 2010

prendersi tempo

Questa è una delle cose che molte donne del corso preparto che frequento, me compresa, si aspettano dal corso stesso.

è curioso come serva fare un figlio per potersi fermare, respirare e godersi la vita al di fuori del tran tran quotidiano.

Anche io ho detto che mi aspetto di prendermi del tempo. In fin dei conti, seppur avevo ridotto le ore lavorative, ancora non mi ero davvero fermata per godere di quello che sto vivendo.

Sto godendo nello svegliarmi con un piedino nelle costole e delle manine che ravanano e ti fanno correre a fare la pipì nel momento in cui spingono troppo sulla vescica, sto godendo nel mettere alla mia pancia, oramai bella grossa, le cuffione e sentire che il bambino si rilassa, sto godendo nell'accarezzare la testa del mio compagno mentre appoggia l'orecchio alla pancia o osserva i movimenti che il pupo, come un alien dentro di me,fa fare al mio corpo.

Ma non sto godendo solo delle meraviglie di avere un bambino dentro di me, sto godendo del mio tempo. Un esempio: ho appena prenotato la ceretta di lunedì pomeriggio alle 16. Credo di non aver mai avuto la possibilità di andarci in qualsiasi momento come ora.
Sto godendo nel non aspettare il sabato per fare la lavatrice e sto godendo quando, magari a metà pomeriggio, notando che in TV non c'è nulla spengo tutto e sotto la copertina sul divano mi metto a leggere un libro.

Godere del tempo è qualcosa di incredibile, dopo anni ad uscire all'ora di colazione e rientrare giusto giusto per cena, mi accorgo di quanta gente c'è in giro alle quattro del pomeriggio.
La vecchietta che abita nello stabile di fronte a me e che ogni sera attendeva il mio rientro per tirare giù la tapparella mi ha invitato da lei per un caffè, il fioraio dirimpettaio non vede l'ora che passi dentro a prendere un fiore per fare due chiacchiere e mia madre passa quando vuole a vedere come sto, per portare fuori Ticchio o anche solo per bere un caffè, insomma un'altra vita sociale che ti purifica nell'animo dall'ansia degli orari e dalla fretta del produrre.

Nel frattempo mancano in teoria due mesi alla nascita del mio bambino e mi ha preso la frenesia di preparare la tana. La nostra e la sua, spostare il letto, fare lo spazio per il fasciatoio e i suoi microvestitini, creare un piccolo angolo per i suoi sogni augurandoci che sia dolce e tranquillo come siamo ora io e il suo papà nell'attenderlo e che ci faccia dormire la notte....