martedì, dicembre 11, 2007

navigando

sono andata a curiosare sul blog di Luca, per vedere se, per caso,aveva messo su le foto del suo recente viaggio ad Amsterdam. Sono invece incappata nel discorso che Nichi Vendola ha fatto il 9 dicembre a Roma.

A prescindere dalle inclinazioni politiche, credo che per una volta si sia sentito (o letto) un discorso che ha un che di nuovo. Nel linguaggio nei concetti, nelle dolorose similitudini.
Un comunicatore o un vero politico con ideali solidi di base che resteranno tali senza inclinarsi in base a come tira il vento? Io non lo so.

E mentre chiedevo a Luca se c'è speranza e se c'è da fidarsi, rileggevo quello che, riguardandomi, in quanto eterna precaria, mi ha colpito fortemente. Se non avete avuto la pazienza di leggere tutto il discorso, ma siete eterni precari e i vostri contratti sono sigle fittizie che coprono un lavoro da dipendente senza che questo sia ricosciuto leggete solo questo stralcio:
C’è davvero una frattura multipla che racconta i perché del nostro perderci e anche delle nostre perdizioni. Frattura nella condizione di lavoro, appunto: cioè cesura tra il lavoratore e la sua condizione, solitudine tipica del suo contratto atipico, esternalizzazione della sua storia produttiva rispetto a qualunque codice della cittadinanza, precarietà come destino e come identità, il prestatore di braccia e di cervello a un ciclo economico che non intende più assumerlo come un interlocutore sociale ma come un ingrediente meccanico, o al massimo come solitaria risorsa umana o materiale rotabile, rottamabile, magari infiammabile.
Del Welfare è questo il nuovo protocollo che non si può accettare:
l’espulsione del lavoro dalla terra del diritto sociale e la sua regressione
nella palude esistenziale della precarietà.

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