lunedì, novembre 12, 2007

Il cacciatore di aquiloni - Khaled Hosseini


Kabul è stata un tempo una città in cui un bambino sorrideva e poteva passare un'infanzia felice e in cui uno dei giochi preferiti era fare le gare di aquiloni nei freddi e ventosi mesi invernali.

Ma anche in un gioco semplice come questo esistevano le caste. Per cui il "padrone" gareggiava con l'aquilone e il servitore correva alla caccia degli aquiloni tagliati.

E così Amir, che in prima persona ci racconta la sua storia attraverso il dolore di una bambino che si fa adulto e attraverso, anche, la storia di Hassan, suo servitore, il suo cacciatore di aquiloni che tutto avrebbe fatto per lui ma che non viene ripagato dal suo "padrone" con la stessa moneta.
Da un atto di vigliaccheria di Amir nei confronti del giovane servitore si scatenano delle dinamiche che porteranno i due bambini a separarsi per sempre.

La vita di Amir continua passando attarverso la caduta della monarchia, l'invasione russa, scappando con il padre verso il Pakistan e da lì rifugiare negli Stati Uniti. Il padre, dignitoso e "immenso" uomo, ricomincia da zero in america cercando con, dignità, di rimanere l'uomo di un tempo.

Amir ritorna in Afganistan a seguito di una telefonata inattesa e dolorosa.

Lì scopre come i talebani abbiano reso il suo paese un luogo di terrore e paure. Un luogo privo di quei cieli azzurri in cui gli aquiloni volavano accompagnati da grida di incitamento. Ma è piuttosto un luogo in cui la popolazione assiste a lapidazioni pubbliche, in cui uno sguardo può costare la vita e in cui i bambini non sorridono più.

Rincorrendo la speranza di un sorriso Amir si riscatterà da se stesso e dai propri sensi di colpa. E ritroverà una parte della sua vita.

Un libro che si legge di un fiato con partecipazione e dolore.

Unica pecca, non c'è l'edizione economica (io ho letto quello di mia madre...).

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