Una storia raccontata a due voci, quella di Silvano a cui durante una rapina hanno ucciso moglie e figlio e Raffaello, il rapinatore che ha distrutto le loro vite.
Passati 15 anni da quel tragico e terribile momento i due narratori sono entrambi annientati dal dolore, uno non è riuscito a riprendersi la vita che gli è stat tolta insieme a quella della sua famiglia e ha bisogno di vendetta. L'altro è in carcere malato di cancro e di sensi di colpa. A risvegliare la rabbia di Silvano ci pensa una lettera in cui si chiede di dare il consenso alla grazia per Raffaello che così potrebbe curarsi da uomo libero.
Le due voci raccontano la loro vita e il modo in cui immaginano quella dell'altro che si è incrociato solo in un aula di tribunale o attraverso le parole di giornalisti invadenti e privi di rispetto che vogliono solo scavare in un dolore che è muto, che non riesce a uscire, non riesce ad esplodere se non al momento di consumare, fredda, una vendetta di una violenza inaudita e cruenta.
Dopo arrivederci amore ciao non mi stupisco della violenza di cui è in grado di parlare Carlotto, ma in questo romanzo non c'è solo una crudeltà cieca, c'è dolore e c'è l'incapacità di vivere liberi dai fantasmi dell'amore e della felicità che ha toccato Silvano e che lo ha abbandonato portandosi via la sua capacità di essere uomo.
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