giovedì, novembre 02, 2006
Memoria delle mie puttane tristi – Gabriel García Márquez
A novant’anni un uomo amante della musica, della letteratura e di un tempo che non c’è più, ma mai amante dolce e innamorato si vuole concedere l’ultimo amore frugale. Chiama così un’anziana donna che gestisce una casa di piacere e le chiede di procurarle una vergine.
La donna esaudisce il suo desiderio e partono così una serie di incontri in cui la ragazza dorme accanto al vecchio e in cui lui, oramai libero dalla fretta del desiderio impellente, scopre il piacere di sentire una donna, di guardarla centimetro per centimetro. Rimane travolto in un amore platonico e da uno strano gioco del destino in cui, a novant’anni si trova a capire come amare una donna. Attraversa con la mente i decenni e le prostitute che lui ha sempre frequentato e ne rivede le sue modalità di approccio.
Dolce e delicato, prende spunto da “la casa delle belle addormentate” di Kawabata Yasunari, in cui si racconta come anziani uomini, spesso di potere, preferiscano pagare per avere una notte con una giovane donna addormentata, per poter riviverne la gioia senza confrontarsi con il tempo che passa. Ma la visione di Márquez è più colorata, più corposa e riesce a trattare due argomenti, la prostituzione e la vecchiaia, ripulendoli da pregiudizi e da stereotipi. Un salto di dolce poesia.
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2 commenti:
Cazzarola! ma sono proprio belle le tue recensioni!
...grazie arrossisco....
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